Quando scelsi “In viaggio con Albert” stavo cercando qualcosa in cui immergermi che avesse gli scenari di Tim Burton, Wes Anderson o strampalati simili.

Mi rendo conto che cercare il modo di dipingere un film tra le righe di un libro possa sembrare una forzatura.

Ma è proprio questo che fa l’arte: esce fuori dagli schemi e rende le cose possibili con tutto il loro potere. E i libri hanno tutto il potere del mondo.

 

Come facciamo nella nostra rubrica “Pagina 69” vi riporto una foto con il contenuto della pagina 69 accoppiata alla pagina 68.

 

“Nessuno aveva mai chiamato Homer compagno. E lui non aveva mai conosciuto nessuno che potesse essere chiamato in quel modo. Ne aveva letto solo sui giornali, quando si parlava dei russi o roba simile.”

Quando scelsi “In viaggio con Albert” ho scelto la fantasia, l’inventiva e l’imprevedibilità. Il tutto poeticamente raccolto in una storia tanto surreale quanto piena di verità.

Ed è per questo che vi auguro questo libro. Perché in un racconto l’autore, Homer Hickam, riesce ad unire il viaggio, la Grande Depressione degli Stati Uniti, l’amore con stranezze e follie.