L’autrice Ella Frances Sanders ha raccolto in un libro cinquanta parole intraducibili provenienti da tutto il mondo e le ha illustrate nel modo che più le rappresentasse; il risultato è qualcosa di meraviglioso.
Quando ho scartato Lost in Translation mi trovavo nel bel mezzo di una tavolata lunga e colorata il giorno del mio compleanno.
Di solito sono sempre un po’ scettica quando mi piazzano l’unico regalo al mondo che, a meno che non venga messo in una scatola rigida, si dichiara già dal primo momento in cui ti arriva nelle mani: “sono un libro!”.
Mentre ricevo un libro come regalo, sono sempre un po’ scettica: “chi mai si permetterebbe tanta audacia e presunzione di indovinare cosa voglio leggere?” e nel frattempo: “in ogni caso, se già l’ho letto o proprio non mi piace, non andrà sprecato, lo riciclo e lo presto con il tacito accordo che un libro può fare viaggi infiniti e conoscere infinite mani, occhi e menti. Con il tacito accordo che solo un libro, anche quando viene regalato, può avere”.
Questa volta però a regalarmi un libro è stata la mia migliore amica, che di audacia e presunzione se ne può permettere a iosa, ma soprattutto questa volta ad essermi stato regalato è Lost in Translation.
Quando ho scartato Lost in Translation mi sono trovata nel bel mezzo di parole intraducibili e illustrazioni del mondo intero.
Come siamo soliti fare nella nostra rubrica “Pagina 69” vi riporto una foto della pagina 69 con la parola intraducibile NUNCHI. Nella pagina c’è una frase interpretativa:
“l’arte sottile e spesso inosservata di sentire e comprendere l’umore altrui“
e una sua illustrazione, con i colori tipici dell’umore, e che umore!
Come sono solita fare nella nostra rubrica “Pagina 69” vi riporto una foto della pagina 68, che mai come questa volta deve accompagnare la pagina 69. Qui in molte parole ci viene spiegato il significato della parola intraducibile appartenente alla lingua coreana.
“A volte è difficile capire se quello è uno sguardo ansioso o rabbioso, tenero o triste, ma con il tempo impari a distinguerli”.
Se siete d’accordo, mi fermerei qui e non vi racconterei altro. Se siete amanti delle parole, delle lingue e delle illustrazioni, mi fermerei qui e vi lascerei leggere Lost in Translation. Che poi, secondo me, basta essere solo amanti dei libri e del mondo per poterlo leggere.
CLICCANDO QUI potete accedere al sito dell’autrice anche se per questa volta vi consiglio vivamente la carta.