Grazie ad un esame che riesce a determinare le concentrazioni di troponine, proteine dei muscoli, si può stabilire in sicurezza se un paziente che arriva al pronto soccorso con dolore toracico può essere dimesso, escludendo il rischio di attacco cardiaco.
Lo studio, condotto su 6300 persone, condotto da Anoop Shah dell’Università di Edimburgo, è riuscito a individuare 2 pazienti su 3 che non avevano in atto un infarto e non avevano rischi di averlo nei 30 giorni successivi.
La problematica principale della sindrome coronarica è di difficile individuazione, fino ad oggi tutti i pazienti che arrivano in pronto soccorso con dolore toracico devono rimanere in osservazione e ripetere gli esami ad intervalli regolari.
Con il nuovo esame, che riesce a rilevare bassissime concentrazioni di troponine (sotto 5 nanogrammi per litro di sangue), si esclude in maniera abbastanza certa la possibilità di un infarto, con una maggior sicurezza di medico e paziente e un minor costo per il sistema sanitario.
Mario Plebani, Professore di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Università di Padova e Direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Università di Padova dichiare: “Quello che emerge con chiarezza da questo studio sono essenzialmente due risultati: il primo ci dice che la soglia di troponina selezionata permette di escludere eventuali casi di infarto a distanza di un anno; il secondo ci dice invece che, con il livello di troponina selezionato e che può essere raggiunto solo con una metodica ad elevata sensibilità, si esclude nel 99,6% dei casi la necessità di ricovero di questi pazienti – continua Plebani – Questo ci permette di duplicare il numero dei pazienti che possono essere dimessi in tempi molto rapidi e con sicurezza. La Troponina I ad elevata sensibilità ci permette, inoltre, di migliorare molto la diagnostica dell’infarto del miocardio riducendo i ricoveri inappropriati. Da questo Studio emerge infine come su 100 pazienti che si presentano al Pronto Soccorso con un dolore cardiaco sospetto solo il 16% ha in realtà un infarto del miocardio – conclude Plebani.”
Con questa scoperta si potrebbero trattare al meglio gli accessi al pronto soccorso, diminuire i tempi di attesa, diminuire il numero di esami e la degenza del paziente, con una ottimizzazione e miglioramento del servizio sanitario nazionale.